VITTORE BASAGLIA RIPROPONE IL TIEPOLO A MIRA

- 1893: il proprietario vende gli affreschi di G.-B. Tiepolo, Il ricevimento di Enrico III, ornamento 

prezioso della sua villa di Mira detta Palazzo Contarini, ai  collezionisti francesi Jacquemart-André.

-1984: il pittore Vittorio Basaglia (1936-2005) propone, su invito del Comune, una reinterpretazione in situ degli affreschi. 2022: Valerio Vivian, storico dell’arte, racconta nel suo libro Vittorio Basaglia ripropone il Tiepolo a Mira la rimozione, l’oblio, la riscoperta e le creazioni dei due artisti, dopo l’allestimento di una riproduzione a grandezza naturale degli affreschi originali nel luogo della loro nascita e la ricollocazione delle opere di Basaglia all’interno del Palazzo. 

-La presentazione del libro in presenza dell’Autore intende far rivivere questi episodi attinenti alla valorizzazione del patrimonio artistico della Riviera del Brenta, nonché all’importanza del dialogo postumo tra due artisti di stili completamente diversi. Il dibattito verrà guidato da Francis Chiappone, membro, insieme a Valerio Vivian, dell’associazione artistico-culturale Mir’Arti.

MANFREDO MASSIRONI. GUARDARSI GUARDARE

 Inaugurazione 4 novembre ore 18.00 ingresso libero

Inaugura il 4 novembre 2022 alle 18.00 negli gli spazi della Libreria Minerva a Padova, in via del Santo 79, la mostra “Manfredo Massironi. Guardarsi guardare” a cura di Nicola Galvan e Davide Saccuman, patrocinata dal Comune di Padova. 

In esposizione una quarantina di oggetti visivi organizzati dai curatori in cinque sezioni dedicate a diverse “materie di lavoro” dell’artista: il vuoto, la trasparenza, le geometrie instabili, gli accadimenti immaginari, il movimento (reale e virtuale) dell’oggetto.

Si tratta di opere che spostano l’attenzione sull’attività da “solista” di Massironi (Padova 1937 – 2011), coprendo l’arco temporale precedente e successivo alla sua adesione al Gruppo N. 

Dalle “Rondelle” ai “Quadrati ruotati”, dalle “Sottrazioni” alla “Doppia piegatura”. E anche l’opera del 1960 “Struttura con filo” nella quale all’interno una cornice un filo di cotone crea nel vuoto uno schema geometrico, così come le “Rotture di costanza”, strutture complesse che spiazzano le abitudini percettive, connotate dalla generazione multipla di figure geometriche che presentano un lato in comune. 

La mostra si propone di raccontare la vicenda artistica di Manfredo Massironi, attivo per cinque decenni nel campo dell’arte programmata e cinetica. L’artista fu tra i fondatori del Gruppo N che, nella prima metà degli anni Sessanta, ha inserito Padova nella geografia del dibattito artistico internazionale.

La traccia concettuale del progetto espositivo è costituita dall’intervista rilasciata da Massironi a Nicola Galvan per il catalogo della mostra “La dinamica dell’oggetto visivo”, curata da Annamaria Sandonà e organizzata nel 2008 dal Comune di Padova (in allegato). 

«Era il 2008 – racconta Galvan – quando Massironi mi accolse nel salotto di casa sua, in via Forcellini a Padova. Eravamo circondati dalle sue opere, appese alle pareti. Io, allora, ero giovane e piuttosto inesperto, eppure mi dedicò due ore del suo tempo. Una lunga intervista della quale ricordo l’acutezza, la pazienza, la gentilezza che caratterizzavano il suo modo di conversare».  

Dal 1960, fino alla prima decade del nuovo millennio, Massironi si è posto l’obiettivo di superare le categorie a cui sono per tradizione ricondotte le opere d’arte, che nel suo caso scaturiscono da una combinazione di pittura, scultura, design industriale. Ma anche quello di ridefinire lo statuto dello spettatore, ritenuto un soggetto attivo chiamato a completare mentalmente l’oggetto. 

Pensati per sollecitare le facoltà percettive di chi li osserva, i lavori di Massironi fanno dell’atto del guardare materia di studio e riflessione, affinché lo spettatore stesso giunga a guardarsi guardare. 

La propensione per la sfera del ludico, la ponderazione sull’eredità del costruttivismo e delle prime Avanguardie, la posizione critica assunta verso il sistema dell’arte, contribuiscono a disegnare il perimetro entro il quale si sono sviluppate le sue opere, la cui rilevanza storica è motivata tanto dalla loro qualità progettuale, quanto dall’apporto fornito all’indagine sulla relazione tra l’occhio e la mente: «lavori del capo», per citare una formula coniata dall’artista, capaci di rovesciarsi in “capolavori”. 

«Era una persona in cui convergevano una grande cultura e una grande affabilità – chiude Galvan – non aveva l’atteggiamento del Maestro, al contrario. Ricordava inoltre con piacere il periodo del “Gruppo N”, quando le opere si creavano collettivamente, frutto della sperimentazione e delle intuizioni di più operatori. Quando si mettevano le idee in comune e l’opera riportava la firma di un gruppo di lavoro. Riteneva che quell’esperienza sarebbe potuta durare più a lungo, continuando a cogliere risultati espressivi nuovi e stimolanti». 


Info: 

Inaugurazione 4 novembre 2022 ore 18.00

Fino al 19 novembre presso

Libreria Minerva via del Santo 79, Padova; 

Tel. 049.8789599; email info@libreriaminerva.it

Orari mostra: 

lunedì al sabato

mattino dalle 9.00 alle 12.30

pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00


GIAMBATTISTA PIAZZETTA. L’ingegnoso contrasto dei lumi.

Pochi sanno che Giambattista Piazzetta, uno tra i più importanti pittori veneziani del Settecento, ha lasciato la sua città solo una volta e lo ha fatto per andare a Bologna. Aveva vent’anni, era allievo del pittore veneziano Antonio Molinari e ben presto si era distinto “fra gli altri; ma desideroso di vedere la Scuola di Bologna, e udendo commendare il famoso Guercino da Cento, volle cò gli occhi propri, certificarsi del pregio del suo pennello” (A. Longhi, 1762). Nel 1727 Piazzetta viene nominato Accademico d’onore della Clementina di Bologna e l’Archivio storico dell’Accademia di Belle Arti custodisce la lettera che lui stesso scrive per ringraziare. Questi sono alcuni dei motivi che giustificano una mostra dedicata a Piazzetta proprio a Bologna. La mostra si articola in sei sezioni; le prime quattro offrono l’opportunità di conoscere i molteplici aspetti dell’arte di Piazzetta attraverso la traduzione grafica degli incisori del Settecento. La prima sezione è dedicata alle teste prese dal vero; la seconda è dedicata alle scene di genere. In questa sezione sono da segnalare due disegni a sanguigna, ideati verosimilmente per una edizione figurata mai pubblicata, ma vedremo utilizzati in una rarissima serie di incisioni e in una ancor più rara edizione della Gerusalemme liberata, che viene presentata al pubblico per la prima volta.
La terza sezione è dedicata ai libri illustrati da Piazzetta e farà conoscere il mondo della editoria illustrata veneziana del Settecento attraverso le incisioni tratte da una varietà incredibile di suoi disegni. La quarta sezione è dedicata alle opere che trattano soggetti religiosi. La quinta sezione interrompe il percorso dedicato a Piazzetta per spiegare cosa si intende per stampa antica. Un breve video illustra i vari aspetti tecnici e terminologici di questo linguaggio figurativo mentre un selezionato numero di incisioni antiche esemplifica quanto esposto nel video. Tra queste incisioni da segnalare acqueforti originali di Salvator Rosa, Canaletto, Bernardo Bellotto, William Hogarth e Francisco Goya. Sempre in questa sala si potrà ammirare La Sibilla del Guercino, affiancata da una stampa che la traduce a bulino. Chiude la mostra la sezione dedicata all’Accademia Clementina, istituzione che stava nascendo proprio negli anni in cui Piazzetta si trovava a Bologna. Nella sala sarà possibile vedere la lettera autografa di Piazzetta. Curata da Francesco Paolo Petronelli, la Mostra, allestita a Bologna, nelle sale espositive della Galleria al secondo piano di Palazzo Fava, sarà aperta al pubblico fino al 27 novembre.





 

LA VENEZIA DI MORTIER

 

Presentiamo una delle più suggestive e affascinanti  piante prospettiche della città di Venezia: quella realizzata  da Julius Milhauser prima del 1680 e pubblicata nel "Nouveau theatre d'Italie"  da Pierre Mortier  

Si tratta di "una copia della pianta del Jansson  molto fedele e incisa da mano esperta. Differenze si notano nella decorazione araldica: lo stemma con il Leone visto di fronte ed il Corno Ducale sono eliminati, sulla sinistra invece appare il Leone non inscritto in cartiglio. La novità più interessante è la tardiva aggiunta, pur appena accennata, dell'imbonimento che aveva permesso la costruzione delle  Fondamente Nuove nel 1589. 

Sta in: Joan  Bleau, Nouveau theatre d'Italie. Amsterdam, P. Mortier, 1704.  Originalmente Joan Blaeu aveva concepito la sua ambiziosa opera in 5 parti; per malasorte la morte lo colse quando ne era riuscito a pubblicare soltanto due ( Theatrum Civitatum, Amsterdam 1663, 2 voll. in folio, ristampati poi dagli eredi nel 1676). Più tardi Pierre Mortierre venne in possesso delle lastre pubblicate e di altre già pronte  ma rimaste inedite; in questa edizione ed in tutte le successive è presente la pianta di Venezia, la quale essendo morto il Milhauser nel 1680, doveva essere stata eseguita ancora sotto la personale direzione del Blaeu. " (da G. Cassini, Piante e Vedute, Venezia 1971)

HAIKU di Francesco Gonella

 Con grande soddisfazione e felicità annunciamo l'uscita di HAIKU di Francesco Gonella,  edito dalla casa editrice Cleup in collaborazione con la Libreria Minerva !  Trovate il volume presso le principali librerie e naturalmente on line

Lo Haiku tra le composizioni poetiche peculiari della cultura giapponese è quella che coglie forse più da vicino lo spirito di una cultura che affianca gli aspetti meditativi e il rigore asciutto della pratica del buddhismo zen all’esperienza del quotidiano, intesa come capacità di cogliere l’essenza altrimenti “indicibile” dell’essere parte di una realtà naturale, capace di illuminare lo spirito attraverso rivelazioni allo stesso tempo semplici e profonde. L’Haiku tipicamente enuncia, nelle prime due delle sue tre righe, un aspetto legato al nostro vivere, o al succedersi naturale delle cose, con un riferimento più o meno esplicito ad una stagione – e quindi più implicitamente al trascorrere del tempo. Questa enunciazione viene trasformata e sovvertita nella terza riga. Senza ricorrere ad alcuno dei lirismi o delle metafore che siamo abituati a legare alla poesia, la terza riga disvela la profondità della realtà enunciata cogliendola da una prospettiva nuova e inaspettata, o relazionandovi un altrettanto inaspettato nuovo elemento. Si realizza così un meccanismo di improvvisa consapevolezza (Satori) capace di evocare una sorta di comprensione inaspettata di qualcosa che di solito resta celato nella realtà attorno a noi, ma che l’Haiku riesce a volte ad evocare e mostrare nella sua silenziosa essenza. Dal punto di vista linguistico, l’Haiku è intimamente connesso con le peculiarità della lingua giapponese, ma a livello internazionale è diffusa anche la pratica di composizione Haiku in inglese, tanto che in Giappone stesso si pubblicano a raccolte e si svolgono concorsi di Haiku in inglese. In questo senso, l’inglese appare essere la lingua elettiva per comunicare al di fuori dell’esoterismo del carattere kanji, grazie al fatto che il messaggio semantico può essere veicolato dall’enorme ricchezza del lessico a scapito di una complessità sintattica limitata. Il libretto è impreziosito infine dalla bella prefazione di Massimo Raveri, uno dei massimi esperti internazionali di cultura giapponese, un breve scritto che completa adeguatamente una pubblicazione insolita e preziosa.

I ROMANZI DI SIBYL...

Qui di seguito trovate alcune notizie e un piccolo contributo video relativi ai due lavori di Sibyl von der Schulenburg, editi dalla Casa editrice Il prato e la nave di Teseo. I due romanzi saranno presentati dall'Autrice Venerdì 5 novembre 2021 in Libreria. 




 
Nel 1716 il mondo occidentale è minacciato dall’impero ottomano. I potenti d’Europa si muovono per arginare l’ondata islamica che minaccia di conquistare i pascoli cristiani. Il conte Johann Matthias von der Schulenburg, un condottiero tedesco, è chiamato a difendere l’isola veneziana di Corfù, l’estremo avamposto d’Europa, per dare a Eugenio di Savoia il tempo di portare le sue truppe a est. L’amore di due donne, l’orgoglio e l’onore, sono le basi sulle quali il feldmaresciallo von der Schulenburg costruisce la difesa con soli tremila uomini contro quarantamila nemici. In palio ci sono Venezia, l’Europa, la cristianità, e la gloria postuma. Per Cristo e Venezia! è l’urlo di guerra dei soldati del feldmaresciallo nonché il titolo della versione italiana di un romanzo pubblicato per decenni all’estero, in numerose edizioni.  (da  https://ilprato.com/libro/per-cristo-e-venezia-edizione-economica)





La baronessa Melusine von der Schulenburg è giovane, indipendente e ribelle: refrattaria a ogni obbligo, pretende di avere gli stessi diritti dei maschi, vuole studiare, rifiuta sia di prendere marito che di farsi monaca, e sostiene di riuscire a parlare con i morti. Accetta di fare da dama di compagnia alla corte di Hannover solo per incontrare Leibniz, che lì studia. Ma a corte non è facile inserirsi: tutti iniziano a chiamarla, con astio, la Pertica, perché alta e slanciata com’è non è certo una bellezza, e le regole imposte dall’etichetta le tolgono la libertà che andava cercando. Ma è soprattutto l’amore, che aveva a lungo evitato, a sconvolgere i suoi piani. Quando lo incontra, tra lei e re Giorgio nasce un amore improvviso e prepotente, destinato a cambiare la vita di entrambi. E così Melusine, intelligente ed emancipata, arriva ai vertici di quel potere così ostinatamente negato alle donne, costringendo il mondo a fare i conti con questa amante scandalosa, la favorita del re, capace di reggere le sorti del regno. (da http://www.lanavediteseo.eu/item/melusine-la-favorita-del-re/)


POLIMORFISMI

POLIMORFISMI di Marisa Molfese

dal 29 ottobre 2021

Libreria Minerva

L’artista è donna. L’idea che la sfera del femminile, intesa nei suoi valori metaforici, rappresenti una componente sostanziale alla natura stessa dell’opera d’arte, è implicata da tempo nel lavoro di alcuni esponenti della creatività contemporanea.

Con la sua attività scultorea, Marisa Molfese, in arte Giamo, traduce in termini peculiari questa stessa intuizione. A testimoniarlo sono innanzitutto i suoi scritti, nei quali il fenomeno della gestazione viene correlato al processo che conduce l’artista a plasmare una forma. Inoltre, molti dei suoi lavori più significativi, anche quando eccedono i confini della raffigurazione naturalistica, suscitano nell’osservatore immagini di grembi e nidi, oppure rielaborano in modo dichiarato il tema, affiorante nella scultura di ogni tempo, della Maternità.

Il corpo umano è certo il seme dal quale scaturisce il repertorio iconografico che Molfese ha sviluppato, che del corpo restituisce sovente una visione trasfigurata. Allo stesso tempo, rappresenta un varco per disseppellire qualcosa di più profondo e remoto, in cui l’artista riconosce  la sillaba prima della nostra vita: ovvero una sorta di magma primordiale nel quale si combinano, confondendosi l’uno nell’altra, il vuoto, l’energia, la materia.

BRUSTOLON: UN INCISORE "IN FESTA"


LA SAGRA NOTTURNA DI SANTA MARTA
IL DOGE IN POZZETTO IN PIAZZA SAN MARCO
Originario del bellunese, Giambattista Brustolon nacque a Venezia nel 1712. Secondo Moschini (ed. 1924) «Giambattista Brustolon e Crescenzio Ricci si educarono alla scuola del Wagner, dove strinsero tale amicizia, cui non poté disciogliere che la morte.Nel 1763, presso l'editore Ludovico Furlanetto, uscì il primo tomo di dodici vedute veneziane derivate da dipinti del Canaletto per il tramite della traduzione incisoria fatta dal Visentini, che fu ripresa dal Brustolon in formato leggermente ingrandito. Detta serie, intitolata Prospectuum Aedium, Viarumque insigniorum Urbis Venetiarum[...]dedicata al doge Marco Foscarini, fu completata con l'aggiunta di altre tavole derivate dal Marieschi, dal Moretti ed ancora dal Canaletto, fino a raggiungere il numero di ventidue, oltre al frontespizio disegnato dal Visentini. Il 6 agosto 1766 Furlanetto otteneva il privilegio ventennale per la più spettacolare serie di incisioni del Brustolon, illustrante le solenni cerimonie della Serenissima.

È da notare che Furlanetto aveva inizialmente affidato all'artista il compito di incidere solo otto tavole raffiguranti le funzioni che si svolgevano a Venezia alla presenza del doge. Il successo della sottoscrizione per quelle prime otto stampe, iniziata nel mese di marzo del 1766, fu tale da indurre Furlanetto a richiedere nel successivo mese di maggio il privilegio privativo per altri quattro rami.
PARTENZA DEL DOGE SUL BUCINTORO
 Venne portata così a dodici stampe la serie, comunemente chiamata Feste Ducali, derivata da grandi disegni acquerellati del Canaletto elaborati con sapiente articolazione chiaroscurale e con abilissima impostazione scenografica. L'edizione definitiva del Prospectum conterra 22 tavole complessive.Pignatti (1968) notò che Brustolon «seppe rendere spesso la trasparenza dei cieli del Canaletto, e la luminosa brillantezza delle architetture. Fece uso notevole del bulino e di ripetute morsure, spesso avvicinandosi ad effetti di acquatinta, tipici d'altronde delle tecniche più evolute nella incisione veneta sulla fine del secolo. (Testo tratto da  DA CARLEVARIS AL TIEPOLO. INCISORI VENETI DEL SETTECENTO di D. Succi, 1983)


L'ASSISTENTE DI DIREZIONE di Pietro Casetta


RIPRENDONO FINALMENTE ANCHE LE PRESENTAZIONI DI LIBRI IN PRESENZA!  


Cari amici, giovedì ospiteremo la presentazione dell'ultimo lavoro di Pietro Casetta, un amico della Libreria Minerva, un grande esperto di cose padovane e, incidentalmente, un ottimo romanziere 😀. Le disposizioni anti covid ci impongono, ovviamente,  un numero limitato di partecipanti: se volete assistere alla presentazione vi preghiamo di prenotarvi (tel. 049.8789599).

LA PICCOLA VISIONE. Centoquattordici paesaggi minimi


LA PICCOLA VISIONE. Centoquattordici paesaggi minimi della raccolta Cecchinato

18 settembre/2 ottobre 2021- Libreria Minerva

Lo spazio portatile - Appunti su di una collezione insolita

È nel destino dei dipinti di piccola dimensione l’essere sempre visti da vicino. La prossimità dello sguardo si accompagna sia all’atto della loro creazione, che a quello della loro lettura; essa rappresenta perciò un argomento pertinente alle cento e più opere che costituiscono la Raccolta Cecchinato, costituendo anche un primo spunto per la nostra riflessione. Il peculiare formato dei lavori, ovvero l’aspetto che più di ogni altro funge da comune denominatore in una collezione assai eterogenea, invita a un a tu per tu con la pittura; crea cioè i presupposti per una relazione nella quale il campo visivo di chi crea, oppure osserva l’opera, si restringe sino ad escludere quello che circonda l’oggetto della sua attenzione. Riallacciandoci a un’espressione usata da Bruno Gorlato in un testo di questo catalogo, possiamo affermare che lo spazio descritto dal piccolo quadro diviene facilmente uno «spazio mentale».

IL SEGNO DELLA LUCE: TONY MICHELON


Interno con paesaggi e luci.

Le fotografie di Tony Michelon alla Libreria Minerva.

La conoscenza della fotografia è tanto importante quanto quella dell’alfabeto. Gli analfabeti del futuro saranno quelli che ignoreranno l’uso della macchina fotografica e della penna. (L. Moholy-Nagy)

Con la sua opera fotografica, Tony Michelon dà luogo a delle scritture di luce. Non diversamente da alcuni esponenti delle Avanguardie storiche, quali Man Ray o Lázló Moholy-Nagy, l’autore si propone di pervenire a esiti espressivi di carattere nuovo attraverso una ponderazione sulla “sostanza” del mezzo fotografico, le sue peculiarità, la sua fenomenologia. A tale riflessione è riconducibile il risalto conferito alla componente luminosa, non solo espressa nei suoi valori atmosferici o nella facoltà di rilevare le forme, ma anche impiegata per creare tracce grafiche contraddistinte da un marcato dinamismo. 

FARE STORIA

 

Divulgazione, didattica, studio e uso pubblico del passatoConversazione con Carlo Greppi, Veronica Quarti, Massimo Rinaldi

I NUMERI MONOGRAFICI DI "INTERNAZIONALE"

 


"Internazionale" presenta il nuovo numero monografico della rivista, dedicato al centenario della fondazione del Pci e presentato con una raccolta di interessanti articoli della stampa estera dal 1921 al 1991. Una chiacchierata su giornalismo, storia e divulgazione.

GEOGRAFIA: CHE PASSIONE!



Da oltre un anno c'è una ragione in più per fare due passi in via del Santo a Padova: a poche centinaia di metri dalla Libreria Minerva ha aperto i battenti il MUSEO DI GEOGRAFIA dell'Università.
Mauro Varotto e Giovanni Donadelli ce lo raccontano in questa breve chiacchierata.
Il 9 aprile si celebrerà la Notte della Geografia: http://www.musei.unipd.it/.../museo-geografia-notte...

DUDA: CORRIDOI D'ARTE


 Conversazione con il prof. Alberto Danieli, preside del Liceo Duca d'Aosta e animatore del progetto DUda (Duca D'arte): una straordinaria collezione di porte dipinte da artisti contemporanei. Uno modo inedito e originale per portare l'arte tra i ragazzi e per aprire la scuola alla città

GLI OCCHIALI APPANNATI di Giulio Malinverni

 

GLI OCCHIALI APPANNATI: personale di Giulio Malinverni.

La Libreria Minerva, a Padova, è lieta di annunciare la mostra di Giulio Malinverni, “Gli occhiali appannati”, dal 7 maggio prossimo. L’esposizione, in collaborazione con la Galleria Marignana Arte di Venezia, presenta una serie di dipinti inediti realizzati dall’artista per il progetto curato da Roberto Nardi.

Il titolo “Gli occhiali appannati” è metafora di una doppia condizione umana in una drammatica epoca segnata dal Covid: una, di carattere pratico, determinata, specie nel periodo invernale,  dall’uso della mascherina; l’altra, interiore, riguarda la situazione di incertezza e di paura, di perdita dei parametri abituali del vivere comune a causa delle restrizioni nelle dinamiche dei rapporti interpersonali. In quest’epoca pandemica non finita, dove ciò che è possibile oggi domani può cambiare, appare difficile riuscire a trovare dei punti fermi sui quali costruire una nuova visione del domani.

L’opera di Malinverni, artista piemontese da anni a Venezia, prima per il diploma in restauro e poi per i corsi di pittura all’Accademia di Belle Arti all’Atelier F con Carlo Di Raco, non nasce certo dall’esperienza della pandemia ma dalla pandemia sembra aver tratto linfa per definire una duplice condizione, quasi un ossimoro: la rappresentazione di un “Paradiso infernale”.

LA FILOSOFIA NON E' UNA BARBA: incontro con Matteo Saudino


Conversazione "in libreria" fra l'autore di Barbasophia e i ragazzi della Rete degli Studenti Medi di Padova. Si parla di filosofi e di filosofia, di scuola buona e scuola cattiva, di divulgazione alta e bassa...

TRA PAROLA E IMMAGINE: l' "opera pittorica" di Montale, Comisso, Buzzati

 

Conversazione con il critico d'arte Nicola Galvan sul rapporto tra parola e immagine in letteratura e presentazione di alcuni acquerelli ed olii di Eugenio Montale, Giovanni Comisso e Dino Buzzati

IL NUOVO BOLLETTINO DEI MUSEI CIVICI DI TREVISO


L'anno nuovo si apre, in ambito editoriale, con una buona notizia. Riprende la pubblicazione del Bollettino dei Musei Civici di Treviso, un importante strumento di diffusione culturale nato alla fine del XIX secolo. Il primo numero della nuova serie è disponiblie anche on line in versione pdf all'indirizzo https://www.museicivicitreviso.it/public/Comune_di_TV_Bollettino_Musei_Civici_2020.pdf

Ci piace segnalarvi,  tra i molti articoli interessanti, un testo a firma del nostro amico Francesco Petronelli su  "L’edizione Zatta della Divina Commedia (1757) illustrata dal trevigiano Gaetano Zompini Francesco Paolo Petronelli" , che linkiamo  qui